Roncade

Via Roma, 53

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CENNI STORICI

Roncade nel suo significato

Nell'antico Lazio romano era in uso un attrezzo detto "runca", ronca che serviva per tagliare l'erba, gli arbusti.
Dà ciò derivano i verbi latini eruncare, runcare cioè tagliare erbe e alberi e rami. Lo storico Antonio Muratori nel volume secondo delle "Antichità italiche" dice: Roncalia, luogo ricoperto di boschi, ricco di alberi poi recisi, trasformato in prato.
Così viene definito il nome e quindi la località.
Il nostro territorio al tempo dei Romani ed ancora nel Medio Evo era ricoperto da foltissimi boschi, ricchi di legnami che serviranno più tardi ai Veneziani che li trasferiscono in città per mezzo di barche lungo la laguna e poi per i fiumi Vallio, Meolo e Musestre.
Roncade quindi significa luogo boschivo che è stato tagliato e reso abitabile.
A quale secolo risale il paese? Il nome di Roncade è presente come località abitabile in alcune bolle papali del 1128, 1135, 1148, 1231.
La prima indicazione di Roncade come luogo di difesa donato dall'imperatore Ottone II al Conte di Collalto, risale al 900 dopo Cristo, ed ancora nel 994 come riconferma di donazione di Ottone III al Conte Rambaldo di Treviso.
L'Angoletti annota come nel 1091 questa villa di Roncade è possesso della principesca casa dei Conti di Collalto ed è cappella donata alla giurisdizione abbaziale di S. Eustachio di Nervesa.

Roncade e la storia romana
Il 18.11.1937 un operaio di Roncade, mentre scavava un tratto di terreno, nel cortile interno delle officine Menon, rinveniva a poco più di un metro di profondità, dei resti di ossa femorali, ossa di cranio, frammenti di costole ed altri ancora irriconoscibili.
Fatta una prima esplorazione al terriccio si trovano cinque punte pluriformi di frecce ed un utensile simile ad un coltello tutti in pietra di varia specie.
Dato il terreno e lo stato di conservazione delle ossa, riesce difficile stabilire se queste appartengo o meno all'età preistorica.
Le frecce di selce sono testimoni caratteristici ed inconfondibili della civiltà paleolitica che si rivela con questi manufatti di pietra.
Sebbene scheggiate le frecce non possono dirsi affatto rozze, specialmente il coltello ed una punta di freccia che sono invece levigati.
A quale età appartengono gli oggetti rinvenuti , è difficile rispondere, ma facilmente fra il neolitico ed il paleolitico.
Gli oggetti ritrovati sono conservati al Museo di Treviso.

Esiste pure una maschera di fattura romana trovata negli scavi delle mura di cinta del Castello, ed un torchio di pietra ed altri frammenti che si trovano nella villa Selvatico - Tonon.
Tutto questo testimonia che ai tempi dei Romani esistesse già qualche insediamento di aborigeni o popoli migratori venuti per la valle del Danubio e le pianure ungheresi ed anche di qualche presenza romana in concomitanza alla fortezza di confine che era Musestre, e delle strade romane, Claudia Augusta Altinate e la Emilia.

Secondo lo storico Francesco Zanotto, il villaggio di Roncade era stato fondato dagli alpini Taurisci o Tarvisiani che Augusto Imperatore aveva trasferito dai loro monti, costringendoli a vivere in pianura, vicino al mare fra Padova, Altino, Oderzo, città che indubbiamente li teneva a freno.
Tito Livio parlando dei Veneti, venuti dall'Oriente danubiano-balcanico, li ricorda come "immuni da soggezione e patteggiamenti con gli ostili vicini" quindi buoni soci dei romani i quali avevano posto nel luogo dei solidi stanziamenti come Altino ed Oderzo.

Gli oggetti ritrovati sono conservati al Museo di Treviso. Esiste pure una maschera di fattura romana trovata negli scavi delle mura di cinta del Castello, ed un torchio di pietra ed altri frammenti che si trovano nella villa Selvatico - Tonon.
Tutto questo testimonia che ai tempi dei Romani esistesse già qualche insediamento di aborigeni o popoli migratori venuti per la valle del Danubio e le pianure ungheresi ed anche di qualche presenza romana in concomitanza alla fortezza di confine che era Musestre, e delle strade romane, Claudia Augusta Altinate e la Emilia.

Secondo lo storico Francesco Zanotto, il villaggio di Roncade era stato fondato dagli alpini Taurisci o Tarvisiani che Augusto Imperatore aveva trasferito dai loro monti, costringendoli a vivere in pianura, vicino al mare fra Padova, Altino, Oderzo, città che indubbiamente li teneva a freno.
Tito Livio parlando dei Veneti, venuti dall'Oriente danubiano-balcanico, li ricorda come "immuni da soggezione e patteggiamenti con gli ostili vicini" quindi buoni soci dei romani i quali avevano posto nel luogo dei solidi stanziamenti come Altino ed Oderzo.

Sviluppo storico nei secoli
Nelle bolle papali già riferite precedentemente e cioè di Callisto II (1123), Innocenzo II (1135) si nominano espressamente "la capellania di S. Odorico di Musestre ed alias omnes cappellas aedificatas" in quella di Gregorio IX (1231) sono elencate come chiese di spettanza all'Abbazia anche San Giacomo del Silva, Omnium Sanctorum di Roncade, S. Giovanni di Biancade, S. Bartolomeo di Spercenigo, S. Andrea de Riul.
Non è perciò accettabile la notizia riportata dall' Agnoletti che affermava essere la chiesa di Roncade intitolata a S. Cecilia mutata solo nel 1400 in Tutti i Santi.
La storia di Roncade perciò dal 1200 in poi è intrecciata alla Marca Trevigiana, all'Abbazia di Nervesa, alla nobile famiglia dei Sanzi e col 1400 dei Giustiniani.
E' con questi ultimi che inizia la sua vera affermazione e supremazia anche su altre località e cappelle.

Avvenimenti caratteristici di Roncade come borgo, comunità parrocchiale, nel 1200, 1300, 1400 sono ben pochi da incidere in una storia particolare.
Il Millecinquecento è per Roncade un secolo importante sia sotto l'aspetto sociale che religioso. Si attua la strutturazione ambientale definitiva, si determinano le caratteristiche del borgo, della chiesa e della vita pubblica.
Col Castello si ricostruisce, ampliandola, la chiesa, si intensificano i rapporti fra Roncade ed i paesi vicini, maturano quei segni che faranno di Roncade il paese più importante della zona. Infatti i Giustiniani avevano dato incremento alle terre di loro proprietà, influito con una certa indiscussa diplomazia e potere sulle varie attività non solo rurali ma anche del borgo, e creando così i vari mestieri necessari alla loro attività popolano il borgo, completano le costruzioni nel centro soprattutto e sempre con simmetria e stile.

Roncade visse le vicende degli ultimi due secoli attraverso l'opera di grandi protagonisti: il generale Carlo Alberto Radaelli (nato a Roncade nel 1820 e morto a Latisana nel 1909) collaboratore di Daniele Manin; Riccardo Selvatico che fu sindaco di Venezia, deputato al Parlamento, fondatore della Biennale d'Arte e rimane celebre come poetà dilettante, mentre i figli Lino e Luigi furono pittori di grande rilievo.
 

 

 

Ville e Chiese


La villa Castello Giustinian
Sposando Gerolamo Giustinian, Agnesina Badoer portò in dote  le terre dove,successivamente, sono stati costruiti   la villa e la cinta muraria.  La villa, a forma di fortezza, cinta di mura attorniate da fossato,  fu costruita tra fine del '400 e l'inizio del '500.
Presenta aeree logge di stile sansovino, affreschi esterni vicini allo stile di Paolo Veronese paragonati alle opere che questi eseguì nella villa palladiana di Maser.
L'oratorio dedicato a S. Anna è ricco di opere artistiche.
Nel viale d'ingresso statue riproducenti una intera compagnia di fanti oltremarini (secolo XVII). 
Villa Giustinian, ora di proprietà della nobile famiglia Ciani Bassetti, è visitabile tutti i giorni tranne i festivi (se non per appuntamento).
Di fronte al castello, il Monumento ai Caduti (1924), importante opera dello scultore Libero Andreotti.

La chiesa parrocchiale di Roncade
L'interno barocco della chiesa parrocchiale di Roncade (1559) racchiude un importante ciclo pittorico del '700 veneto.
A Francesco Zugno sono attribuiti i medaglioni raffiguranti Mosè e David (1749) il Sacrificio di Melchisedech (1751), nel coro, l'Annunciazione, la Visitazione, Cristo sotto la Croce, S. Nicolò di Bari e Santi, gli affreschi raffiguranti la Fede, la Religione, la Pace, la Chiesa.  Inoltre, sono presenti opere
di Gaspare Diziani: Comunione degli Apostoli (1751, nel coro)  e di Gaetano Zompini: Samaritana al Pozzo e Battesimo di Gesù (1751), Flagellazione, Incoronazione di spine.
Il soffitto è stato affrescato da Girolamo Brusaferro.
La pala dell'altar maggiore è di un ignoto autore del cinquecento.
Pregevoli gli stucchi barocchi che adornano tutta la chiesa.

Chiesa parrocchiale di Biancade
L'edificio, costruito nel 1492 in riva al fiume Musestre, è architettonicamente simile ad altri del XV sec. presenti sul territorio comunale.
Gli interni, simili a quelli della parrocchiale di Roncade, seppure di tono minore, sono impreziositi da un dipinto eseguito da Paris Bordone nel 1531.
La pala, recentemente restaurata, raffigura una "sacra conversazione" e, sul timpano, il "Padre Eterno".
E' questo un dipinto fra i più ben conservati dell'insigne artista e merita, da solo, una visita alla parrocchiale di Biancade.